Tous ensemble, si cerca coscientemente di fare del Schmupeterismo alla rovescia: In altre parole si crede, nel tipico spirito filosemite nietzschiano, di potere rovesciare la marcia del capitalismo verso sempre più concentrazione e centralizzazione, ricreando artificialmente una piccola borghesia clientelare per difendere il sistema. Solo che questa piccola borghesia di miriade di miseri piccole imprese si ritrova subito nel stesso caso di figura dei contadini francese dopo l'operazione degli assignâts, obbligati a vendere i titoli di proprietà ai notabili, notai e farmacisti del luogo, descritti da Flaubert in Madame Bovary, o meglio ancora da Marx nella seria storica dedicata alle lotte di classe ed alla guerra civile in Francia, in particolare il 18 Brumaire dove Marx accusa il populismo cesarista di Napoléon le Petit di ridurre questi piccoli contadini, di nuovo strangolati dai debiti, a “sacchi di patate” senza volontà e senza coscienza di classe propria, aprendo così la strada alle teoria dell'alleanza di classe tra proletariato e contadini per l'emancipazione comune. (Un'operazione moderna calcata sopra gli assignâts – o vouchers, in inglese - fu effettuata nella Russia di Eltsine e della sua camarilla includendo Beresovski, Gussinski e tutti questi ladri comuni, arricchiti con l'esproprio delle ricchezze collettive, preliminarmente divise in piccole parti distribuite ad ogni lavoratore per legittimare questo furto sleale. Con la distruzione dei salari e dei servizi sociali, i lavoratori furono rapidamente costretti a vendere questi vouchers a ribasso arricchendo pochi oligarchi, moltissimi provenienti dei ranghi dei soliti sovra-rappresentati ma godendo dell'appoggio del potere eltsiniano e dei suoi maestri occidentali ...) Intanto, questi nuovi imprenditori creati dal Schumpeterismo alla rovescia per mezzo delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni – ed oggi col ricorso al vangelo dell'ecologia borghese - invece di mostrarsi servilmente “bernsteiniani”, gridano alla sparizione delle “classe medie”, anche nei Stati Uniti. Segno che questo rovesciamento contro natura non ha un grande avvenire davanti a se. Perciò, in Tous ensemble avevo detto che era invece arrivato “il tempo di Carmaux” ... tramite la necessaria creazione dei Fondi Operai ecc. (Vedi pure nel stesso libro, la critica dei “beni comuni” e dei “modelli” californiani e british-columbiani, assieme alla difesa dei beni pubblici offerti da imprese pubbliche, che è una tutt'altra cosa ... Nel spirito della sovrappiù sociale si avvertiva di “non tagliare il ramo sul quale si era confortevolmente seduti” ... Fu invano. Non ascoltarono neanche i socio-democratici ... “once again”.)
Uno degli esempi più eloquenti di questi sprechi dovuti alla privatizzazione e liberalizzazione dei servizi pubblici – il che ci rimanda all'importanza della “sovrappiù sociale” - rimane quello del settore della Sanità. Io ripeto sempre che il Sistema sanitario privato americano spreca 16 % del Pil, lasciando 47 milioni di cittadini senza nessuna copertura, mentre il sistema pubblico europeo di accesso universale costa solo 10 % del Pil in media. (Non di meno si distrugge attivamente il sistema europeo, e si fa propaganda per l'eutanasia smerciata con un scellerato “testamento biologico”, malgrado il fatto che gli operai muoiono già tra 7 a 11 anni in media prima dei loro manager....Intanto la stragrande maggioranza degli interventi ospedalieri pesanti rimangano con il settore pubblico, mentre le cliniche private prendono la maggioranza dei casi leggeri dunque profittevoli perché pagati in gran parte con soldi pubblici ...) Idem per le pensioni pubbliche. Va ricordato che il più grosso problema di GM era appunto il peso delle pensioni di casa dell'azienda mentre le concorrenti europee ed altre beneficiano del sistema pubblico che permette di centralizzare i fondi, e dunque di massimizzare i benefici attuariali sulla base del sistema delle assicurazioni pubbliche e del sistema di ripartizione. Non di meno si cerca oggi di distruggere il sistema pensionistico pubblico ... Evidentemente, questa deriva reaganiana aumenta gli oneri delle imprese. Abbiamo già fatto allusione alle ragioni strutturali del quasi fallimento delle imprese come GM, Chrysler e GE ecc. Lo sfascio non finisce qui: Malgrado le delocalizzazioni e l'outsourcing coniugati ai paradisi fiscali, questo spreco ideologicamente motivato della “sovrappiù sociale” porta alla rovina della bilancia del commercio e della bilancia dei pagamenti americane, lasciando il dollaro senza copertura internazionale se non quella offerta dalla US Army (dopo l'Iraq ...) Così sparisce pure la fiducia sempre più difficile da conservare dei partner sociali che hanno saputo sfruttare questa idiozia borghese, i.e., la cosiddetta “interdipendenza asimmetrica” ... (Vedi la Cina versus i salvataggi obbligati di Fannie Mae, Freddie Mac e di AIG ecc. ...)
Tutti i Stati moderni senza eccezione furono obbligati dalla crescente divisione del lavoro a creare una Pubblica Amministrazione estesa ed efficace. Il tipo di burocrazia è così importante dal punto di vista socio-economico e culturale da diventare un vero e proprio elemento “decisorio” dei regimi politici basati sopra modi di produzione simili, oppure diversi. La Repubblica francese, seguita dalla Francia di Napoleone e fino a De Gaulle, aveva anticipato questo ruolo in modo repubblicano ed ugualitario. Perciò, scelse di rendere l'educazione pubblica laica e gratuita e di creare le prime versioni di quelle che diventeranno le Grandes Ecoles, in modo da potere formare i quadri pubblici necessari alla gestione della res-pubblica. Questo spinse Weber (e Kojève, il quale aggiungerà elementi tipicamente funzionalisti ed internazionalisti del tipo propagati da Mitrany e dalla vecchia scuola diplomatica dell'integrazione) ha concepire la burocrazia, non solo come necessaria alla “razionalità” sistemica del sistema, ma pure come un elemento vitale delle pretese democratiche borghese delle classe medie che si appoggiavano sopra una meritocrazia sancita da veri concorsi (anche se sempre falsificati se non dalle raccomandazioni, al minimo dal bagaglio culturale familiare e dalla selezione universitaria di classe all'entrata ed all'uscita). In generale, una burocrazia pubblica clientelare incarna una caratteristica dei regimi detti “autoritari” e spesso “populisti”, anche se non totalmente fascisti, come hanno spiegato vari teorici dell'America del Sud negli anni 60 e 70. Non si tratta in genere di Stati indipendenti e potenti ma di Stati caratterizzati dalla dipendency e dal servilismo go-between.
Va notato perciò il non-detto di Weber e di Kojève relativo alla burocrazia e a tutte le elite: Sin dal passaggio della democrazia liberale classica, per nascita censitaria, al suffragio universale ed all'educazione pubblica per causa delle lotte di classe – viz Marx op citato relativo alla Francia – le classe dirigenti hanno istituito un potere parallelo, fondato sopra la selezione preliminare a tutti i livelli dalle logge massoniche – e sopra l'asservimento del processo elettorale alla logica del denaro e della pubblicità di massa, ovviamente controllata dai privati. (In Italia, il capo del governo controlla ormai anche la gran parte delle rete pubbliche che rimangono della RAI ...) Tale sistema permette loro di pensare la burocrazia come il “vero governo permanente” e difficilmente amovibile contro i governi del giorno a volta ben intenzionati (vedi il caso emblematico del governo di sinistra guidato da François Mitterrand e della sinistra francese prima e dopo il ... 1983 .... Per non parlare di Allende vs i militari ed in particolare il ministero dell'aviazione cileno nelle mani della CIA e direttamente di Kissinger.) In Europa, si aggiungono i tecnocratici di Bruxelles in un sistema democratico europeo ancora inesistente o quasi, e comunque peggiore ancora di quello fondato sul censo neoliberale classico (Vedi, ad esempio, il ruolo delle istanze europee su i servizi sociali, le pensioni, l'educazione e le fondazioni private, le direttive sulla settimana di 65, 68 o 72 ore di lavoro legali, e la militarizzazione interna ed esterna … ecc … il tutto con la santificazione della concorrenza senza freni come principio cardine di interpretazione del balordo mini-Trattato di Lisbona (purtroppo rigettato nei paesi dove la prima versione fu sottomessa a referendum. Intanto, negli ultimi anni, questa regola di interpretazione principale era comunque anticipata da una Corte del Lussemburgo attivista ma spesso fuori competenze!!! Va ricordato che l'articolo F, 3, 3b del Trattato di Maastricht sempre in vigore permette ai Stati nazionali membri della UE di proteggere le imprese pubbliche; a questa concessione fatta ai socialisti per fare accettare la redazione del Trattato venne aggiunta un'altra, necessaria per superare l'ostacolo dei referendum. Cioè quella di un secondo turno europeo in favore dell'Europa sociale. Questa Europa, sempre più minata dai soliti sovra-rappresentati che non esitano più a volere imporre le loro fasulle radici all'Europa (malgrado l'Epopea di Gilgamesh, Spinoza e tutto il resto ...) assieme alla sostituzione canaglia di una volgare Shoah esclusivista alla Resistenza comune al nazifascismo e alla deportazione, viene oggi tradita dall'interno e svenduta alla “global private governance” di gente senza collaterale proprio (soprattutto in termini di produzione di sovrappiù) ma non di meno appoggiata all'imperialismo ed al filosemitismo nietzschiano americano.
Abbiamo già accennato all'importanza negativa dal punto di vista della produttività e della competitività delle Formazioni sociali nazionali (e sopranazionali, secondo i domini di competenza) della delegazione dei compiti burocratici della Pubblica Amministrazione al settore privato. Dobbiamo solo aggiungere una rapida critica della razionalità economica propagata dalle cosiddette Schools of public policy con le loro regressioni economicamente irrazionali (voodoo economics.) Il problema di fondo non è tanto come valutare il prezzo giusto (o il valore) di un servizio, ma piuttosto come misurare la produttività della pubblica amministrazione. Dovrebbe essere ovvio che non si può pretendere sottomettere questa offerta di servizi pubblici alla logica micro-economica del capitale privato. E neanche a quella della domanda proveniente da un gruppo di “clienti”; gli utenti non sono clienti differenziati secondo il potere di acquisto respettivo ma dei cittadini costituzionalmente uguali tra loro, anche quando si tratta di persone morali tali le imprese. Dal lato delle imprese, i servizi pubblici partecipano a rendere la concorrenza più equa, cosa perfettamente capita dai New Dealers che perciò agirono sul quadro normativo per abolire quelli elementi di legge della giungla che falsavano la concorrenza e diminuivano cosi la massima produttività raggiunta in un quadro legale rispettato da tutti i soggetti. A questo va aggiunto l'aspetto competitività macro-economica che influisce in retroazione sopra la produttività microeconomica come teorizzato dal concetto di sovrappiù sociale. In questo contesto, la produttività per l'amministrazione pubblica non può limitartisi alla taylorizzazione dei compiti ed alla qualità del servizio formalmente offerto ma anche alla soddisfazione del cittadino utente (che finanzia il sistema con le sue tasse) ed al massimo accesso universale tecnicamente possibile prescritto dalla Costituzione. Una analizzi ancora più elaborata terrà conto del moltiplicatore economico nazionale e locale, la localizzazione di un ufficio statale o para-statale rappresentando un elemento di stabilita socio-economica. A volte la funzione pubblica, quando viene inquadrata da regole e da sindacati autenticamente rappresentativi per garantire la qualità del lavoro e dei servizi, può agire come un potente stabilizzatore dell'impiego, in particolare per i giovani che operano cosi una ottima transizione al mondo del lavoro. A tutto questo si aggiunge tramite la divisione del lavoro descritta sopra, l'impatto della soprappiù sociale proveniente da un buona gestione della dialettica micro e macro-economica, come pure dell'inserzione della Formazione sociale nell'Economia Capitalista Mondiale.
Perciò, le tendenze alla distruzione della Pubblica Amministrazione e dei beni pubblici teorizzata dalle Public policy schools entrano in una logica filosemita nietzschiana tutto contraria a quella delle logica dell'efficienza socio-economica della Formazione sociale. Come descritto nel mio terzo Libro, Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance, in particolare nelle Nota ** e Nota 15 su John Galbraith (tradotte in Italiano nella sessione Italia del mio sito) la borghesia filosemita nietzschiana transnazionale e molto aversa alla spartizione dei guadagni secolari di produttività tramite la riduzione dell'orario del lavoro e l'incremento del “salario differito” e del “reddito globale netto” dei focolari; preferisce implementare con la forza e la demagogia un ritorno ad una società di nuova schiavitù e di nuova domesticità. Per riuscirci deve perciò distruggere i Stati nazionali, luoghi prediletti della sovranità del popolo, in favore della “private global governance” maestra del nuovo Impero putativo. (In Italia con in nostri spinelliani trasversali ci sono quasi già ...) Si cerca dunque tutto ad un botto, ma invano, di rovesciare tanto Schumpeter quanto Paul Lafargue e Emile Pacault, cioè Marx ... roba da finire come Nietzsche pietosamente appeso al colo del cavallo ferito. Per sfortuna non sono sempre i colpevoli che pagano i danni socio-economici causati, compresi le deportazioni silenziose (eg. Palestina) e le sanguinosi come inutili crociate interne ed esterne ... Dato che oggi questi balordi pitre si permettono di propagandare che i comunisti erano peggio dei nazifascisti, viene da dire: “La prossima volta, senza Stalin e senza i comunisti!”
E facile mostrare che tutte le deregolamentazioni e privatizzazioni (due esempi per tutti, il trasporto aereo o l'acqua) hanno portato a sacrificare prima il servizi offerti alle zone periferiche, poi la qualità dei servizi in generale, ed infine la loro sicurezza. (Vedi la critica dei pseudo-modelli californiani o british-columbiani nel saggio Biens publics: sauvons ce qui peut encore être sauvé nella seconda parte di Tous ensemble. Va sottolineato che i beni pubblici offerti da imprese pubbliche nel senso di statali o parastatali sono l'antitesi dei “beni comuni” concepiti come beni di utilità generale, offerti da imprese private ma finanziati con soldi pubblici compreso le spese infrastrutturali a lungo termine incompatibili con il Roe (retrun over equity) in cambio di un magro regolamento pubblico. La nozione rinnegata di “bene comune” nacque all'interno di un UNESCO traumatizzato dal ritiro americano (implicando la perdita della quota massima di finanziamento dell'organismo onusiano) e dalle pressioni reaganiane.
No serve poi intrattenere la confusione semantica così cara al centro-sinistra blairista, soprattutto in Italia; di fatti, uno come Riccardo Petrella, attirato in Puglia perché appoggiato da vari pitres del suo stesso tipo, fu rapidamente confrontato con il fatto che la gente capiva in buona fede beni comuni come servizi pubblici offerti dal settore pubblico a tutti i livelli, anche al livello municipale, e non dal settore privato.) Questo perché un servizio di necessità pubblica non può razionalmente essere soggetto alla logica del capitale a corto-termine soprattutto quando questo viene reso hyper-speculativo su scala mondiale, tramite gli equity funds, il Roe e via dicendo. Oggi purtroppo la borghesia ha adottato nuovamente una agenda filo-semita nietzschiana. La sua logica intima è quella già delucidata nella Nota 15 sopra John Galbraith nel mio terzo Libro (vedi la sessione Livres/Books nel mio sito http://lacommune1871.tripod.com oggi http://la-commune-paraclet.com ) oppure nella traduzione italiana nella Sezione Italia.) In riassunto, l'aumento secolare della produttività libera molto più forza di lavoro di quanto il sistema, incluso i settori intermedi, sia capace di assorbire. Non serve dividere ogni impiego permanente in due o tre impieghi precari come fu fatto nei Stati Uniti e poi imitato in ogni angolo del pianeta, ma con molto più mimetismo in Italia (Legge Biagi, Trentatreu, ecc.).
Non serve, sempre secondo lo stesso “modello”, illudersi del potenziale dell'economia dei servizi quando questa non regge sopra l'economia reale. Ad esempio l'industria dei derivati finanziari (quelli 56 trilioni di Cds e 596 trilioni di OTC che secondo la BRI reggono sopra solo 15 trilioni di asseti reali ...) Senza la riduzione legale del tempo di lavoro con la medesima paga ma con un reddito globale netto crescente (a misura che i servizi sociali vengono sviluppati), senza dunque una migliore ridistribuzione della sovrappiù sociale tra salario e capitale, questa tendenza secolare diventa disastrosa. Implica la dequalificazione della massa dei lavoratori e la sovra-qualifica di una minoranza, rendendo finalmente inutile attorno a 80 % della forza di lavoro attiva. Si dimostra così che questo nuovo e spietato malthusianismo segnale l'incapacità del modo di produzione capitalista di conciliare lo sviluppo della produttività (progresso ed efficienza) con lo sviluppo dei rapporti di produzione tra cittadini, tutti uguali tra di loro. L'Agenda filosemita nietzschiana conclude allora alla necessità di un “ritorno” soft al fascismo, cioè ad una società di nuova domesticità e di nuova schiavitù salariale. Ovviamente una tale società non ha più bisogno di una efficace Pubblica Amministrazione fondata sopra una selezione scolastica. Questa viene rimpiazzata con quella difesa in Cosi parlava Zarathustra ... e praticata con scelleratezza massima a Salò come denunciato ad esempio da Pier Paolo Pasolini nel film omonimo. Come già analizzato nel mio terzo libro, questa agenda filosemita nietzschiana intende aprire tutto il dominio nazionale o sopranazionale alla liberalizzazionee; cosi i livelli responsabili democraticamente verso la sovranità popolare della Pubblica Amministrazione vengono ceduti all'egemonia della cosiddetta “global private governance” in un ritorno transnazionale verso le vecchie Case mercantiliste. Per fine questo odio di casta auto-elette per lo Stato-Nazione ha portato alla privatizzazione degli eserciti nazionali al profitto di bande mercenarie filosemite nietzschiane. In questo modo, un banchiere Ebreo-Americano come Royatyn può fare apertamente l'apologia nel giornale Le Monde e nel Le Monde diplomatique della “flat tax” a profitto delle grandi transnazionali incaricate di provvedere alla Sicurezza sociale dei loro impiegati e commensali (il 20 % della forza di lavoro attiva più i loro domestici?) Queste sciocchezze, affiancate dalla teoria e dalla pratica vuota della interdipendenza asimmetrica, non hanno solo rovinato i Stati Uniti e quei Stati che vollero emulare il loro modello in meno di due decenni, ma vengono oggi concretamente confutati dalla crisi finanziaria-economica che spinge ad interventi nazionali massicci ed a riforme nel senso di una maggiore ricomposizione dei servici sociali pubblici e di accesso gratuito. Non per niente, la riforma emblematica del mandato del presidente Obama è stata quella della Sanità malgrado sia già fortemente compromessa prima di nascere. Ma un Brunetta sarà sempre un Brunetta, cioè un traduttore di terza classe di direttive formulate altrove!
Rimane da capire come si calcola la produttività “micro-economica” di una burocrazia pubblica. Chi capisce il senso del concetto di sovrappiù sociale e quello della distinzione tra produttività e competitività della Formazione sociale considerata non ha bisogno di grandi sviluppi. Basta dire che una amministrazione pubblica – o privata – produce un servizio che entra nel processo di produzione immediato e nel processo di riproduzione. Il criterio di misura della produttività o dell'efficienza della burocrazia risiede prima nella soddisfazione dei cittadini-utenti o delle persone legali non fisiche (aziende, associazioni ecc). Dal punto di vista interno questa efficienza implica un buono sistema manageriale idoneo alla funzione che si deve assumere nell'interesse generale (organizzazione del lavoro, come pure dello spazio fisico per canalizzare il flusso degli utenti ecc...) Le procedure sono spesso standardizzate (SOP o Standard Operating Procedures) e dunque soggetti ad una taylorizzazione ed automazione soprattutto quando questo contribuisce a diminuire le liste di attesa incrementando la trasparenza sistematica e la soddisfazione degli utenti (Ad esempio, il governo Prodi aveva iniziato una procedura di semplificazioni per il rilascio dei documenti; un dei nodo più ardui rimane l'accertamento ai vari livelli burocratici per le aziende e le associazioni, destinato a diventare un vero inferno con il federalismo fiscale visto che, a parte le piccolissime aziende del Balordo Modello del Nord-Est, le aziende più efficaci debbono per forza muoversi al livello nazionale e multinazionale.) Alla fine dei conti una burocrazia sarà efficace se la sua organizzazione della parte che li tocca della sovrappiù sociale, necessariamente al livello nazionale e a volte sopranazionale, potenzia la produttività micro-economica e la competitività macro-economica della Formazione sociale rispetto alle altre FS concorrenti. Spesso questo significa l'incremento funzionale della pubblica amministrazione non il suo snellimento reaganiano mercantile. In effetti, nel quadro dei cicli della Riduzione del Tempo Legale del lavoro, dentro questi parametri dati dal PIL ma correlati alla produttività e alla competitività, la PA deve servire per assorbire e formare una parte della forza di lavoro specialmente con gli impieghi per i giovani. In questo modo si preserva pure la domanda di consumo interna dei focolari e la fiscalità diretta (tasse) e indiretta (contributi) necessaria ad ogni Formazione sociale nazionale che vuole conservare la possibilità di intervenire nell'economia in modo indicativo e incitativo. Altrimenti si è invariabilmente forzato di intervenire in catastrofe in tempo di crisi proprio in un contesto nel quale lo Stato si è già eviscerato al profitto di un settore privato spesso ladrone e trans nazionalizzato (incluso nei paradisi fiscali!) Per finire notiamo che la public policy neoliberale reaganiana non è totalmente compatibile con i principi cardini della nostra Costituzione partigiana ne con la Dichiarazione Universale dei diritti dell'ONU la quale riguarda tanto i diritti individuali quanto i diritti sociali.
Dostları ilə paylaş: |