Filozofická fakulta Masarykovy univerzity Ústav románských jazyků a literatur



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Filozofická fakulta Masarykovy univerzity

Ústav románských jazyků a literatur
Italský jazyk a literatura

Hana Krejčiříková


I personaggi nelle novelle di Italo Svevo

Bakalářská diplomová práce

Vedoucí práce: Mgr. Zuzana Šebelová, Ph.D.

2010

Prohlašuji, že jsem bakalářskou práci vypracovala

samostatně s využitím uvedených pramenů a literatury.

...........................................

Podpis autora práce

RINGRAZIAMENTO

I miei ringraziamenti appatengono soprattutto alla dott. Zuzana Šebelová, per i preziosi consigli e la paziente cura con cui ha seguito la stesura della presente tesi.

Dei preziosi consigli e delle raccomandazioni vorrei ringraziare anche i professori: prof. Epifanio Ajello e prof. Petr Kyloušek.

INDICE


RINGRAZIAMENTO 3

1INTRODUZIONE 5

2PARTE TEORICA 7

I personaggi 7

I concetti di personaggio dei formalisti e degli strutturalisti 7

Un personaggio come un costrutto 8

I tratti di un personaggio 10

Il rapporto tra i personaggi ed i tratti 10

Il rapporto tra gli eventi ed i tratti 11

I tratti e il nome proprio 11

Tipologia dei personaggi 12

Il personaggio e l’ambiente 14

Gli elementi dell’ambiente 15

3LE ANALISI 16

La novella del buon vecchio e della bella fanciulla 16

I personaggi de La novella del buon vecchio e della bella fanciulla 23

Il buon vecchio 24

La fanciulla 28

L’infermiera 29

Il dottore 30

Il procuratore, il fanciullo e l’ubriaco sulla strada, il presunto cugino della fanciulla 31

Riassunto 32

Vino generoso 33

I personaggi della novella Vino generoso 38

Il protagonista 39

La moglie del protagonista 40

Il nipote Giovanni 41

La sorella del protagonista 42

Il signor Alberi 42

Emma (la figlia del protagonista) 42

Ottavio (il figlio del protagonista) 43

La sposa 43

Anna 43


La bella figlia di Anna, il marito di Anna, il dottore Paoli 44

Riassunto 44

Una burla riuscita 46

I personaggi della novella Una burla riuscita 53

Mario Samigli 54

Giulio 56

Capufficio Brauer 57

Enrico Gaia 58

Il rappresentante dell’editore Westermann 59

Conoscente della Slovenia e l’editore fittizio di Westermann 59

Riassunto 59

4LA CONCLUSIONE 63

Pieno riassunto ovvero le allusioni ai grandi romanzi di Svevo 63

Una vita (Alfonso Nitti) 64

Senilità (Emilio Brentagni) 66

La coscienza di Zeno (Zeno Cosini) 68

5Nota Bibliografica 70

Letteratura primaria 70

Letteratura secondaria 70








1INTRODUZIONE

L’obiettivo del nostro elaborato è la descrizione e l’interpretazione dei personaggi delle novelle del famoso scrittore italiano, Italo Svevo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla, Vino generoso, Una burla riuscita. Abbiamo scelto l’interpretazione delle novelle poichè la maggior parte delle interpretazioni esistenti si limita ai suoi grandi romanzi.


Nel presente elaborato, dunque, abbiamo deciso di continuare nella tradizione della ricerca nell’opera di Svevo ed i suoi personaggi, però nell’ambito delle novelle, scoprendo alla fine le affinità esistenti tra i suoi “inetti”, ossia dei personaggi che soffrono ”dell’inettitudine”, “dell’oppressione degli istinti”1 o “dell’incapacita di vivere”2 una vita considerata convenzionalmente come normale.
Possiamo dire che abbiamo progredito cronologicamente secondo la successione dei capitoli. Nella maggior parte dell’elaborato abbiamo cercato di trattenerci dal considerare un contesto più ampio: la personalità dell’autore (dalla sua vita e dalle sue opinioni; l’atmosfera dell’epoca ecc.) e rifarci solo al testo primario.
Come mezzo per l’interpretazione strutturale abbiamo scelto alcuni concetti teorici riguardanti le categorie dei personaggi. Tali concetti sono stati applicati da noi direttamente al testo primario.
L’elaborato è diviso in due parti: la parte teorica e le analisi.
Nella parte teorica presentiamo i principali sbocchi teorici della tesi, i quali sono legati all’esistenza e al comportamento del personaggio nella narrativa. Nel presente capitolo introduciamo nello stesso tempo anche la terminologia che viene usata nella tesi. Nel caso di ogni novella dapprima descriviamo dettagliamente la storia completa e successiavemente ci dedichiamo alla descrizione ed all’analisi dei personaggi dal punto di vista del loro aspetto fisico e psicologico, ovvero della loro complessità, il loro sviluppo e la nostra penetrazione nella loro vita interiore. Alla fine di ogni analisi ci occupiamo ancora dei nomi propri e concludiamo i risultati a cui siamo giunti riassumendoli complessivamente.
Alla fine paragoniamo i risultati di tutte e tre le analisi delle singole novelle: le caratteristiche ricavate dalle analisi dei personaggi delle novelle tra di loro e paragoniamo tali caratteristiche ancora e soprattutto con le caratteristiche dei personaggi dei grandi romanzi di Svevo: Una vita, Senilità e La coscienza di Zeno.

2PARTE TEORICA

I personaggi

Prima di concentrarci sul nostro obbiettivo, ossia analizzare i personaggi delle tre novelle di Italo Svevo che ho scelto rifacendomi ad un punto di vista storico-editoriale, ritengo che sia più che importante presentare e chiarire i metodi formulati da alcuni teorici che si sono occupati dei personaggi del racconto. Come riconosce Seymour Chatman, difensore dell’idea che i personaggi possano essere arbitrati dagli stessi strumenti psichologici che governano le persone nella realtà, parlando del “concetto di ‘tratto’ psichologico”3: “quasi tutto quello che possediamo per discutere sul personaggio.”4 Discutiamo quindi sui caratteri delle persone che si distinguono tra di loro per i tratti. Hardison, citato da Chatman, sostiene che hanno possibilità di mostrarsi pienamente solo tramite le azioni, e, seguendo le teorie di Aristotele e il teatro greco, distingue tra “pratton”, cioè chi esegue l’azione, ed “ethos”, lo stesso carattere che trova come qualcosa di aggiuntivo a “pratton”: “i tratti chiave degli agenti sono determinati [dalla funzione] prima che il ‘carattere’ (ethos) venga aggiunto”.5 Dunque, bisogna seguire le azioni eseguite dai personaggi da cui si possono evincere le loro caratteristiche, ovvero i loro tratti. Per il carattere Aristotele propone poi quattro dimensioni della caratterizzazione: chreston, harmotton, homoios e homalon, che ci limitiamo solo a menzionare per amore della completezza, senza tuttavia scendere nel particolare per la nostra analisi, come alcune altre teorie seguenti del personaggio.



I concetti di personaggio dei formalisti e degli strutturalisti

I formalisti e gli strutturalisti considerano un personaggio del racconto come un elemento funzionale al testo, all’intreccio, e quindi rifiutano qualsiasi rapporto con persone della realtà, cioè l’eventualità di un’analisi basata sulle norme psicologiche applicate agli esseri umani. A seconda delle loro teorie, invece di essere analizzata la mera esistenza del personaggio, vengono esplorate le azioni del personaggio, le quali in più “sono comparativamente poche di numero, tipiche e classificabili”.6 Vladimir Propp afferma che i personaggi nella narrativa sono il risultato delle esigenze delle fiabe russe.7 Boris Tomaševskij, nel rapporto ai personaggi del racconto, si approccia ai loro legami con i motivi, cioè che i personaggi sono i portatori di motivi e sembrano avere l’incarico di guide nell’intrico dei motivi. Tuttavia “l’eroe non è affatto una componente indispensabile della fabula, che in quanto sistema di motivi, può benissimo fare a meno di lui e della sua caratterizzazione”.8 Gli strutturalisti francesi ragionano sui personaggi in modo molto simile a quello dei formalisti, ossia in rapporto della loro funzione nel racconto, cioè che non li analizzano minuziosamente: non si occupano delle loro qualità, del loro carattere. Todorov e Barthes seguono i personaggi in modo molto più aperto. Alle teorie di Propp, Todorov aggiunge la differenza tra i narrativi psicologici e apsicologici, legati fortemente alla causalità: sia il tratto, sia l’atto del personaggio sono esasperati da una o più conseguenze.9 Roland Barthes si rifà ad un orientamento più psicologico che funzionale, e il personaggio è da lui considerato come un complesso variabile o fermo dei tratti che hanno o non hanno molto in comune, “il  personaggio è quindi un prodotto combinatorio”10 e poi c’è proprio la lettura durante la  quale vanno riconosciuti e nominati gli attributi del personaggio per poter capire meglio la sua anima. Per Claude Bremonde il personaggio rappresenta una sintassi degli atteggiamenti, della “scelta” umana nella narrazione11 e Algirdas Julien Greimas classifica i personaggi a seconda di come entrano nell’azione della narrazione e li chiama “attanti”.12 Come possiamo vedere, di opinioni riguardanti il personaggio del mondo fittizio ce ne sono tante.



Un personaggio come un costrutto

Anche se il personaggio appare come se fosse semplicemente uno degli aspetti del racconto che possono essere interpretati per come ci appaiono, per esempio l’intreccio, lo spazio o il narratore ecc., sembra che Chatman, ragionando sui personaggi come sulle creature umane, vuole insegnarci che, anche se si tratta di costrutti di parole, contengono qualcosa di molto più vasto, quasi mai afferrabile, il che li rende entità che offrono continuamente molto da scoprire. Comunque, come vedremo più avanti, anche l’idea della loro costruzione fittizia tramite le parole è come se fosse per Chatman un po’ instabile siccome “molto spesso ricordiamo vividamente dei personaggi inventati, ma non una sola parola del testo dal quale provengono”13 e perciò preferisce non legarli neanche con l’intreccio e nominarli costrutti aperti. Aperti forse proprio per un’interpretazione continua.


Continuando a seguire le teorie di Chatman, capiamo che il suo mondo sulle pagine di un racconto è una vera e propria imitazione di quello reale e con ogni lettura viene attuata la sua ricostruzione, quella nostra e solo nostra. Riscoprendo il mondo di un racconto, ogni lettore infatti deve fidarsi delle proprie esperienze legate sia alla sua vita personale, sia alle letture precedenti, dell’intelletto e dell’educazione ecc. e ad ogni nuova lettura, quindi, la visione di quel mondo è diversa, il che vale anche per l’interpretazione dei personaggi. Ognuno riflette sui personaggi in modo diverso, però la domanda principale che rimane in tutti i casi è “come sono i personaggi”14? Chatman lavora con i termini: “totalità, tratti psicologici e unicità”.15 Totalità, rispetto alla definizione di Chatman, appare un limite quasi insuperabile, “verso cui indirizziamo, fiduciosamente e con crescente maturità intellettuale ed emotiva”.16 Per la questione riguardante i tratti psicologici, Chatman ci introduce le istanze di Gordon W. Allport che riassume i tratti psicologici in quattro punti. Nel primo caso spiega che un tratto è la conseguenza di abitudini, nello specifico ne è il risultato. Nel secondo, i tratti, comunicando con le “reazioni ripetute”17 dell’individuo, si possono stabilire “empiricamente o statisticamente”18. Nel terzo caso, parla dell’indipendenza relativa fra i tratti singoli. E nell’ultimo, il quarto, prende in considerazione gli individui che rappresentano il contrario rispetto ai tratti presupposti e quindi sono il risultato di un mutamento improvviso dello stato psichico. Tale è una predisposizione evidenziata soprattutto dai romanzi moderni. L’ultimo termine introdotto da Chatman è l’unicità che sembra riguardare l’importanza dei nomi dei personaggi. I nomi in realtà rendono i personaggi indimenticabili per il lettore, e grazie a questo, per esempio, i protagonisti si distinguono dai personaggi meno importanti.


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