Livello 1: presenza di grandi cluster nel
Paese o presenza di intensi
collegamenti o scambi commerciali con
Paesi dove sono stati rilevati grandi
cluster di malattia.
Massimizzare gli sforzi per contenere o
ritardare la diffusione del virus, per evitare
per quanto possibile la pandemia e per
guadagnare tempo al fine di mettere in atto
le misure di risposta
Periodo Pandemico
Livello 0: assenza di casi nella
popolazione del Paese
Livello 1: presenza di casi nel Paese o
presenza di intensi collegamenti o
scambi commerciali con Paesi dove la
pandemia è in atto.
Livello 2: fase di decremento
Fase 6. Aumentata e prolungata
trasmissione nella popolazione
generale
b
.
Livello 3: nuova ondata
Minimizzare l’impatto della pandemia
Periodo post pandemico
Ritorno al periodo interpandemico
Ritorno al periodo interpandemico
Favorire la ripresa del Paese
a
La distinzione tra fase1 e fase 2 è basata sul rischio di infezione nell’uomo o malattia risultante da ceppi circolanti in animali. La
distinzione deve essere basata su vari fattori e sulla loro importanza relativa in accordo con le conoscenze scientifiche correnti. I fattori
possono includere: patogenicità negli animali e negli uomini; presenza in animali domestici e allevamenti o solamente nei selvatici; Se il
virus è enzootico o epizootico, geograficamente limitato o diffuso; altre informazioni dal genoma virale; e/o altre conoscenze
scientifiche.
b
La distinzione tra fase 3, fase 4 e fase 5 è basata sulla valutazione del rischio di pandemia. Possono essere considerati vari fattori e la
loro relativa importanza, in accordo con le conoscenze scientifiche correnti. I fattori possono includere: tasso di trasmissione; la
localizzazione geografica e la diffusione; severità della malattia; presenza di geni provenienti da ceppi umani (se derivato da un ceppo
animale); altre informazioni dal genoma virale; e/o altre informazioni scientifiche.
10
5.1. Sequenza della dichiarazione di fasi e livelli
Fasi e livelli di rischio sono dichiarati dall’OMS, anche in successione non sequenziale.
Nell’eventualità di situazioni simultanee che pongono differenti livelli di rischio pandemico,
es. nuovi e diversi sottotipi di virus influenzali o diversa estensione e diffusione in diverse
aree, la fase sarà determinata dal più alto livello di rischio.
Tutte le misure previste per le Fasi 1-6 sono da intendersi addizionali e, quindi, ove
l’evento pandemico sia avviato nel Paese in un momento successivo alle prime fasi, tutte
le misure previste per le Fasi precedenti e non realizzate dovranno essere
contemporaneamente realizzate in aggiunta alle misure espressamente previste per la
fase dichiarata (se verrà saltata una fase nel passaggio da una inferiore ad una superiore,
si deve intendere che le azioni della fase saltata devono essere implementate, senza che
esse siano superate dalle azioni della nuova fase).
Così, il raggiungimento di una fase e di un determinato livello, devono costituire momenti
preparatori per l’implementazione di contromisure previste per fasi e livelli successivi,
tenendo conto della progressione epidemica.
5.2. Procedure per la dichiarazione delle fasi
La comunicazione/dichiarazione di fase, incluso l’incremento o il depotenziamento, sarà
fatta dal Direttore Generale dell’OMS, in accordo con i regolamenti esistenti che
governano la notifica e il controllo delle malattie infettive (ad es. il Regolamento Sanitario
Internazionale) e, se necessario, in consultazione con altre Organizzazioni e Istituzioni.
A livello nazionale, l’informazione sulla dichiarazione di fase dell’OMS e sul corrispondente
livello di allerta nel Paese verrà data dal Ministro della salute.
La comunicazione alla nazione della dichiarazione di pandemia da parte dell’OMS sarà
fatta dal Presidente del Consiglio su indicazione del Ministro della salute.
5.3. Criteri per depotenziare le fasi
Tutte le fasi, eccetto la fase1, sono temporanee. Ad ogni annuncio di una nuova fase
l’OMS determinerà un periodo di tempo dopo di che la dichiarazione di nuova fase sarà
rivista. Per un eventuale depotenziamento, sarà usato il criterio “connotazione epidemica
non corrispondente ai requisiti della fase corrente” sulla base di:
- valutazione, da parte dell’OMS e, per quanto riguarda l’infezione in animali, in
collaborazione con altre organizzazioni come la “Food and Agricolture Organization”
(FAO) e “World Organization for Animal Health” (OIE), dei dati provenienti da
sorveglianza nazionale adeguata e reportistica internazionale
- valutazione del rischio sul campo, condotta dall’OMS in collaborazione con i Paesi
affetti ed, eventualmente, in collaborazione con altre organizzazione come la FAO e
l’OIE
- valutazione del rischio, considerando i fattori che portano alla designazione di fase con
altri fattori potenziali; per esempio, se la stagione delle malattie respiratorie è in corso
nell’area, il depotenziamento delle fasi può essere ritardato a causa dell’aumentato
rischio che un nuovo ceppo si possa riassortire con il ceppo stagionale e del fatto che
la sorveglianza per l’identificazione di un nuovo ceppo co-circolante con il ceppo
stagionale può essere più difficile.
11
6. OBIETTIVI
L’obiettivo del Piano è rafforzare la preparazione alla pandemia a livello nazionale e
locale, in modo da:
1. Identificare, confermare e descrivere rapidamente casi di influenza causati da
nuovi sottotipi virali, in modo da riconoscere tempestivamente l’inizio della
pandemia
2. Minimizzare il rischio di trasmissione e limitare la morbosità e la mortalità dovute
alla pandemia
3. Ridurre l’impatto della pandemia sui servizi sanitari e sociali ed assicurare il
mantenimento dei servizi essenziali
4. Assicurare una adeguata formazione del personale coinvolto nella risposta alla
pandemia
5. Garantire informazioni aggiornate e tempestive per i decisori, gli operatori sanitari, i
media ed il pubblico
6. Monitorare l’efficienza degli interventi intrapresi
7. AZIONI CHIAVE
Le azioni chiave per raggiungere gli obiettivi del Piano sono:
1. Migliorare la sorveglianza epidemiologica e virologica
2. Attuare misure di prevenzione e controllo dell’infezione (misure di sanità pubblica,
profilassi con antivirali, vaccinazione)
3. Garantire il trattamento e l’assistenza dei casi
4. Mettere a punto piani di emergenza per mantenere i servizi sanitari ed altri servizi
essenziali
5. Mettere a punto un Piano di formazione
6. Preparare adeguate strategie di comunicazione
7. Monitorare l’attuazione delle azioni pianificate per fase di rischio, le risorse esistenti
per la risposta, le risorse aggiuntive necessarie, l’efficacia degli interventi intrapresi;
il monitoraggio deve avvenire in maniera continuativa e trasversale, integrando ed
analizzando i dati provenienti dai diversi sistemi informativi.
Ognuna delle azioni chiave prevede l’attuazione di un insieme di interventi, specifici per
fase, che vengono illustrati di seguito e illustrati in dettaglio in appendice dove, per ogni
azione, sono individuati gli attori e le responsabilità.
In coerenza con il mandato costituzionale, tutte le azioni rivolte alla protezione
dell’individuo e della collettività sono garantite a tutte le persone presenti sul territorio
nazionale e, di concerto con il Ministero degli Affari Esteri, al personale presente nelle
Ambasciate Italiane nei Paesi affetti.
7.1. Migliorare la sorveglianza
La sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza è attiva, in tutto il Paese già da
tempo. Il sistema di sorveglianza “Influnet” è un sistema istituzionale, ratificato con
Accordo in sede di Conferenza Stato Regioni, nel 2000.
Il sistema è tarato in modo da poter essere implementato, con azioni aggiuntive, nelle fasi
crescenti di rischio.
12
Pertanto, di seguito, sono riportate le azioni individuate nella progettazione del sistema;
molte di queste sono già attuate e le restanti saranno realizzate nelle fasi di rischio
previste.
Periodo interpandemico (Fasi 1-2)
Vanno mantenute la sorveglianza epidemiologica e virologica della sindrome influenzale e
la sorveglianza veterinaria dell’influenza aviaria, secondo i protocolli nazionali già definiti.
Fase di allerta (Fasi 3-5)
In questa fase, le azioni sono mirate a migliorare il sistema di sorveglianza della sindrome
influenzale, a mettere a punto ulteriori attività per il riconoscimento tempestivo di casi di
influenza nell’uomo associati a nuovi virus influenzali ed alla descrizione di una eventuale
pandemia, secondo quanto elencato di seguito:
a. mantenimento e rafforzamento del sistema nazionale sentinella della sindrome
influenzale
- mantenere la sorveglianza epidemiologica, valutandone annualmente, a livello
regionale, le caratteristiche relative a percentuale di popolazione sotto sorveglianza,
completezza e tempestività delle segnalazioni, flessibilità del sistema nel
raccogliere dati finora non richiesti
- mantenere e rinforzare la sorveglianza virologica, effettuando un controllo di qualità
dei laboratori di 1° e 2° livello e mettendo a punto nuovi metodi di diagnosi rapida e
differenziale da parte dei Laboratori di 2° livello.
- estendere le attività di sorveglianza virologica, attualmente svolta solo nei mesi di
circolazione epidemica dei virus influenzali, ai restanti periodi dell’anno.
b. mantenimento e rafforzamento della sorveglianza veterinaria
- sorvegliare i volatili selvatici, in particolare i volatili acquatici legati alle zone umide,
che rappresentano il principale serbatoio dei virus influenzali in natura e la
principale fonte di introduzione negli animali domestici.
- assicurare un sistema di sorveglianza attiva che consenta l'individuazione precoce
della circolazione virale nel pollame domestico, con particolare attenzione agli
allevamenti di tipo rurale in cui sono presenti anatidi.
- definire i flussi informativi relativi all’attività di controllo attuata presso le stazioni e
gli impianti di quarantena degli animali ornamentali provenienti da Paesi Terzi e nei
centri riconosciuti di conservazione della specie (decisione 666/2000/CE, direttiva
90 /425/CE).
c. Integrare le informazioni epidemiologiche umane e veterinarie
- definire ed attuare il flusso informativo per integrare la sorveglianza epidemiologica
e virologica sull’uomo con quella in ambito veterinario
- identificare
gli
allevamenti
animali (per specie) in cui gli operatori potrebbero essere
sottoposti a sorveglianza speciale, e provvedere ad un censimento degli operatori
stessi
- definire i protocolli di sorveglianza epidemiologica e virologica ad hoc tra gli esposti
ad influenza animale
d. Mettere a punto ulteriori strumenti per monitorare casi di influenza attribuibili a nuovi
ceppi virali, ed un’eventuale pandemia
13
- mettere a punto, aggiornare periodicamente e diffondere tra gli operatori sanitari
una definizione di caso possibile, probabile e confermato
- mettere a punto ed attuare protocolli di sorveglianza per:
o i viaggiatori provenienti da aree affette
o gli operatori sanitari che assistono pazienti con sospetta o confermata influenza
da ceppo potenzialmente pandemico
o i laboratoristi che manipolano campioni clinici a rischio
o i contatti dei casi sospetti
- attivare, ove ci siano casi sospetti, immediata ed approfondita indagine
epidemiologica da parte della ASL, secondo protocolli pre-definiti
- fornire alle ASL ed alle Regioni il supporto dello staff del CCM e dell’Istituto
Superiore di sanità (ISS)
- definire ed attuare protocolli di sorveglianza dei:
o cluster di sindrome influenzale potenzialmente attribuibili a virus pandemico, sia
tramite i medici di medicina generale e i pediatri di famiglia, che gli Istituti di
ricovero
o cluster di morti inattese per ILI/ IRA in strutture di ricovero e cura
- rilevare settimanalmente il numero di accessi al PS e il numero di ricoveri in un
campione di comuni
- rilevare settimanalmente la mortalità totale in un campione di comuni
- definire i protocolli per la sorveglianza sentinella dei tassi di assenteismo lavorativo
e scolastico in alcuni siti selezionati (es. grandi fabbriche, allevamenti avicoli e
scuole ubicati in diverse aree del paese)
Nella fase 5 di rischio, le azioni condotte sono finalizzate, altresì, a riorientare qualora
fosse necessario, le scelte strategiche, ivi incluso la ridefinizione delle categorie cui
erogare prioritariamente la vaccinazione.
Fase pandemica (Fase 6)
In questa fase, l’obiettivo della sorveglianza è valutare l’impatto della pandemia e
descriverne le caratteristiche per orientare le misure di controllo e valutarne l’efficienza.
E’ quindi importante che sia la sorveglianza epidemiologica che quella virologica vengano
mantenute. In particolare, la sorveglianza virologica, effettuata su un numero limitato di
campioni, è necessaria per monitorare le caratteristiche del virus, vista la minore
importanza, in questa fase, della conferma di laboratorio dei singoli casi. Per stimare
l’impatto della pandemia è necessario inoltre rilevare i seguenti indicatori:
- numero settimanale di ricoveri ospedalieri per quadri clinici
- numero settimanale di ricoveri ospedalieri per sindrome influenzale esitati in decesso
- numero settimanale di decessi totali su un campione di comuni
- monitoraggio sentinella dell’assenteismo lavorativo e scolastico
7.2. Attuare misure di prevenzione e controllo dell’infezione
Per contenere gli iniziali focolai nazionali attribuibili a virus pandemico e ridurre il rischio di
trasmissione vanno adottate:
o misure di sanità pubblica quali la limitazione degli spostamenti, l’isolamento e la
quarantena dei casi e dei contatti,
o strategie di utilizzo di farmaci antivirali sia come profilassi che come terapia
o strategie di vaccinazione.
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7.2.1 Misure di sanità pubblica
Gli interventi di sanità pubblica che possono risultare efficaci per limitare e/o ritardare la
diffusione dell’infezione sono basati sulla riduzione dei contatti tra persone infette e
persone non infette, e/o sulla minimizzazione della probabilità di trasmissione
dell’infezione in caso di contatto attraverso comuni norme igieniche e misure di barriera
(ad es. dispositivi protezione individuale, DPI).
Fasi interpandemiche (fasi 1-2)
- Informazione sanitaria della popolazione per promuovere l’adozione delle
comuni norme igieniche, che includono:
o lavarsi spesso le mani,
o pulire le superfici domestiche con normali prodotti detergenti
o coprirsi la bocca e il naso quando si tossisce o starnutisce
- Adozione di misure per limitare la trasmissione delle infezioni in comunità
(scuole, case di riposo, luoghi di ritrovo), quali evitare l’eccessivo affollamento e
dotare gli ambienti di adeguati sistemi di ventilazione.
- Preparazione di appropriate misure di controllo della trasmissione dell’influenza
pandemica in ambito ospedaliero
o Approvvigionamento dei DPI per il personale sanitario;
o Controllo del funzionamento dei sistemi di sanificazione e disinfezione;
o Individuazione di appropriati percorsi per i malati o sospetti tali;
o Censimento delle disponibilità di posti letto in isolamento e di stanze in
pressione negativa
o Censimento delle disponibilità di dispositivi meccanici per l’assistenza ai
pazienti
Fase di allerta (fasi 3-5)
Tutte le misure soprariportate, più:
- Educazione sanitaria e informazione della popolazione sui rischi e sui
comportamenti
- Messa a punto di protocolli di utilizzo di dispositivi di protezione individuale (DPI)
per le categorie professionali a rischio, e loro adeguato approvvigionamento
In presenza di trasmissione interumana:
- valutazione
dell’opportunità
di restrizioni degli spostamenti da e per altre nazioni,
ove si siano manifestati cluster epidemici
- valutazione dell’opportunità e delle modalità di rientro dei cittadini italiani
residenti in aree affette
- istituzione di controlli sanitari alle frontiere
- attuazione di protocolli previsti dal Regolamento Sanitario Internazionale in caso
di presenza a bordo di aerei o navi di passeggeri con sintomatologia sospetta
- isolamento dei pazienti con sintomatologia sospetta, preferibilmente a livello
domiciliare, per ridurre la quantità di risorse impiegate (una sola persona assiste
il paziente prendendo le opportune precauzioni di protezione individuale) o in
apposite aree attrezzate di strutture pubbliche.
- adozione, da parte dei pazienti con sintomatologia sospetta delle comuni norme
igieniche, incluso l’uso di mascherine chirurgiche per limitare la diffusione di
secrezioni nasofaringee; l’uso di mascherine chirurgiche va considerato anche
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per chi ricorre all’assistenza medica, mentre non è raccomandato per le persone
non sintomatiche chi si trovano in luoghi pubblici.
- campagne informative per promuovere una diagnosi precoce, anche da parte
dei pazienti stessi, in modo da ridurre l’intervallo che intercorre tra l’esordio dei
sintomi e l’isolamento
- quarantena e sorveglianza attiva dei contatti, anche se è in corso la profilassi
antivirale.
- valutazione dell’opportunità di chiusura delle scuole o di altre comunità e/o della
sospensione di manifestazioni e di eventi di massa, per rallentare la diffusione
dell’infezione.
Fase pandemica (Fase 6)
In fase pandemica l’impatto di misure di restrizione della mobilità della popolazione è
limitato. Le misure da adottare includono:
- Limitazione di viaggi verso aree non affette
- Adozione delle comuni norme igieniche
- Isolamento dei pazienti con sintomatologia sospetta, preferibilmente a livello
domiciliare per ridurre la quantità di risorse impiegate (una sola persona assiste
il paziente prendendo le opportune precauzioni di protezione individuale) o in
apposite aree attrezzate di strutture pubbliche.
- Adozione da parte dei pazienti con sintomatologia sospetta delle comuni norme
igieniche, incluso l’uso di mascherine chirurgiche per limitare la diffusione di
secrezioni naso faringee. L’uso di mascherine chirurgiche va considerato anche
per chi ricorre all’assistenza medica, mentre non è raccomandato per le persone
non sintomatiche chi si trovano in luoghi pubblici.
- Campagne informative per promuovere una diagnosi precoce, anche da parte
dei pazienti stessi, in modo da ridurre l’intervallo che intercorre tra l’esordio dei
sintomi e l’isolamento
7.2.2 Utilizzo dei farmaci antivirali
Il Ministero della Salute, sulla scorta di valutazioni del Comitato Scientifico del Centro
Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie e dell’Agenzia Italiana per il
Farmaco, ha acquistato circa 4 milioni di cicli di farmaci antivirali, appartenenti alla
categoria degli inibitori delle neuraminidasi.
Al momento dell’emanazione del presente Piano, un primo stock di farmaci, pari a 170.000
cicli, è già costituito presso il Ministero della salute; lo stock sarà completato entro il 2006.
Una rapida mobilizzazione e l’uso corretto dei farmaci antivirali sono aspetti cruciali per
una efficace risposta di salute pubblica verso la pandemia. L’obiettivo principale è di
assicurare che i farmaci antivirali siano rapidamente disponibili, sia per l’uso profilattico
che per quello terapeutico. E’ necessaria, pertanto, una dislocazione periferica della scorta
nazionale ulteriormente giustificata dalla necessità di:
1. Assicurare la disponibilità immediata di questi farmaci, in caso di pandemia;
2. Garantire una gestione appropriata esclusiva del servizio pubblico di questi farmaci;
3. Utilizzare i farmaci secondo una strategia nazionale comune.
La scorta nazionale di farmaci antivirali sarà, pertanto, progressivamente dislocata a livello
periferico, su base regionale, secondo un Piano di distribuzione che verrà concordato con
le Regioni.
16
Considerato che la localizzazione geografica nazionale di esordio di una eventuale
pandemia non è prevedibile, una parte della riserva nazionale di farmaci antivirali sarà
stoccata presso il Ministero della Salute (quota di compensazione). La quota di
compensazione sarà utilizzata qualora la situazione epidemiologica lo rendesse
necessario e deve poter essere mobilitata in maniera veloce e sicura su tutto il territorio
nazionale
Attraverso l’operatività delle Regioni e delle ASL, il Ministero garantisce il controllo della
distribuzione dei farmaci antinfluenzali fino all’utilizzatore finale in modo da assicurare una
distribuzione equa ed un utilizzo appropriato di questi farmaci che saranno disponibili solo
in quantità limitata. In questo modo potranno essere ridotti sia il rischio della comparsa di
resistenze, sia gli sprechi legati ad un uso improprio.
Profilassi
L’oseltamivir, appartenente alla classe degli inibitori della neuraminidasi, può essere
utilizzato per la profilassi post-esposizione di soggetti dai 12 anni in poi. La posologia a
scopo profilattico è di 75 mg al giorno per 7 -10 giorni.
Le strategie di utilizzo a scopo profilattico sono illustrate di seguito.
Fase 3
- definizione, sulla base delle norme nazionali e comunitarie, delle procedure di
autorizzazione per l’uso di antivirali
- costituzione di scorte nazionali, sulla base di evidenze scientifiche e del bisogno
sia sul territorio nazionale che per il personale italiano presente nelle
Ambasciate, all’estero
- individuazione di siti regionali di stoccaggio, nell’ambito del sistema di farmacie
ospedaliere presenti sul territorio di ogni regione.
- definizione e mantenimento di adeguate condizioni di immagazzinamento
(controllo della temperatura, umidità relativa, condizioni igieniche dei locali,
sicurezza)
- individuazione di un responsabile della scorta di farmaci, e delle procedure di
richiesta
- definizione di modalità di trasporto intraregionale, che garantiscano il
raggiungimento entro le 4 ore di qualunque punto della Regione.
- stoccaggio di una riserva di antivirali presso il Ministero della Salute (quota di
compensazione), da poter mobilitare in maniera veloce e sicura su tutto il
territorio nazionale ed internazionale
- in caso di focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità, profilassi pre-
esposizione per le persone che, per motivi professionali, sono a stretto contatto
con animali infetti, ed in particolare per chi si occupa del loro abbattimento. In
questo caso, oltre all’adozione di DPI, va prevista la profilassi con oseltamivir
per tutto il periodo con cui il lavoratore è stretto contatto con animali infetti o con
superfici da loro contaminate. E’ sconsigliato l’uso per più di 6 settimane
continuative. Va considerata, in questa fase, la profilassi post-esposizione, di
soggetti che abbiano avuto contatti stretti con animali infetti
Fase 4 e 5
L’uso profilattico degli antivirali può rivelarsi particolarmente utile in presenza dei primi
cluster di influenza causati da virus pandemico, quando non sia ancora disponibile il
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vaccino. Si tratta di una strategia di breve periodo, utile soprattutto in presenza di casi
isolati o piccoli cluster in particolare se questi si verificano in comunità chiuse.
Si prevede quindi:
- la profilassi con antivirali dei contatti stretti di casi, compreso il personale
sanitario
- Il monitoraggio dell’efficacia e degli eventi avversi dei farmaci
In caso di cluster di grandi dimensioni (Fase 5, livello 1), l’uso profilattico di antivirali va
considerato per i contatti che appartengono alle categorie prioritarie 1-4, individuate per
l’offerta del vaccino pandemico, elencate nel paragrafo “Vaccinazione”
Fase 6
In fase di epidemia conclamata, la profilassi con antivirali è poco utile. Infatti, l’uso
massiccio di questi farmaci aumenta il rischio di insorgenza di ceppi virali resistenti ed il
rischio di effetti collaterali. Inoltre, le simulazioni sulla pandemia influenzale hanno
evidenziato che l’uso di massa di questi farmaci non riduce in maniera importante il
numero dei casi di influenza.
7.2.3 Vaccinazione
Periodo interpandemico (Fasi 1-2)
La strategia vaccinale da adottare durante il periodo interpandemico è ben illustrata nella
circolare sul controllo e la prevenzione dell’influenza che viene annualmente rivista ed
emanata dal Ministero della Salute, ed include obiettivi, popolazione target e monitoraggio
delle coperture vaccinali. Le campagne stagionali di vaccinazione sono l’occasione per
predisporre strumenti e acquisizioni di dati essenziali anche nel periodo pandemico, in
particolare:
- la logistica dell’offerta vaccinale,
- la rilevazione delle coperture vaccinali per categorie di rischio
- il monitoraggio degli eventi avversi a vaccino.
Fase di allerta (Fasi 3-5)
Nella fase 3, caratterizzata da presenza di un nuovo sottotipo virale, ma assenza di
trasmissione interumana, è necessario identificare le categorie prioritarie a cui offrire la
vaccinazione pandemica.
Il presente Piano identifica 6 categorie, elencate in ordine di priorità:
1. Personale sanitario e di assistenza in:
- ospedali
- ambulatori Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta
- strutture di assistenza e lunga degenza
- distretti sanitari e servizi di sanità pubblica a contatto con pubblico
- servizi di ambulanze
- laboratori
clinici
- farmacie.
2. Personale addetto ai servizi essenziali alla sicurezza e alla emergenza
- forze di polizia a contatto col pubblico
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- vigili del fuoco
- decisori chiave in caso di urgenza ed emergenza
3. Personale addetto ai servizi di pubblica utilità
- forze
armate
- polizia municipale e le altre forze di polizia non inserite nel gruppo 2 di
priorità
- persone addette ai trasporti pubblici essenziali e le persone che
effettuano il trasporto di prodotti di prima necessità
- lavoratori dei servizi di pubblica utilità (scuole, poste, etc)
4. Persone ad elevato rischio di complicanze severe o fatali a causa
dell’influenza
- In questa categoria sono presenti i gruppi di popolazione che sono già
identificati nelle raccomandazioni per la annuale vaccinazione contro
l’influenza.
5. Bambini e adolescenti sani di età compresa tra 2 e 18 anni
6. Adulti sani
La scala di priorità, nei punti 4-6 può essere oggetto di revisione nella fase 5 di allerta,
sulla base delle caratteristiche epidemiologiche del virus circolante.
Nelle fasi di allerta 3-4 si provvede, inoltre a:
- Stimare il numero di dosi di vaccino pandemico necessarie a livello nazionale, in
modo da garantirne la prelazione
- Definire, sulla base di quanto stabilito in ambito nazionale e comunitario, le
procedure per le autorizzazioni all’immissione in commercio
- Identificare le modalità di approvvigionamento nazionale dei vaccini (numero di
dosi per periodo), la loro distribuzione e stoccaggio in sede locale
- Assicurare la capacità produttiva nazionale e concordare con le aziende
farmaceutiche i tempi per lo sviluppo, i saggi, la registrazione e la disponibilità
del vaccino
- Identificare le modalità di approvvigionamento dei vaccini (numero di dosi per
periodo), la loro distribuzione e stoccaggio in sede locale
- Stilare a livello di ASL,gli elenchi nominativi delle persone che rientrano nelle
categorie prioritarie 1-4, e stabilire le modalità per l’aggiornamento periodico di
tali elenchi; stimare le quote percentuali da vaccinare per ogni categoria,
necessarie per il mantenimento dei servizi in emergenza
- Stimare,
a
livello
nazionale, con il contributo dei Dicasteri interessati, le quote di
personale incluso nelle categorie prioritarie e definire quote percentuali da
vaccinare per ogni categoria, necessarie per il mantenimento dei servizi
essenziali
- Identificare il personale, delle strutture pubbliche del SSN o delle altre
Amministrazioni direttamente interessate, preposto alla somministrazione del
vaccino
- Identificare, con il concorso dei Dicasteri interessati, eventuale personale di
supporto per le attività vaccinali nonché siti vaccinali per l’erogazione della
vaccinazione nel minor tempo possibile
- Mettere a punto le modalità per registrare le vaccinazioni eseguite, prevedendo
sistemi informatizzati in grado di programmare e ricordare i tempi di esecuzione
delle seconde dosi
- Rinforzare il sistema di farmacovigilanza già utilizzato a livello nazionale per via
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elettronica per rilevare gli eventi avversi a vaccino
Fase pandemica (Fase 6)
- Monitoraggio delle coperture vaccinali per gruppi di rischio
- Monitoraggio degli eventi avversi a vaccino
- Organizzazione di una lettura tempestiva dei dati di farmacovigilanza
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